Realtà (malamente) aumentata

C’è un gioco che gira su iOS e su Android chiamato Ingress (http://www.ingress.com) basato sul paradigma della realtà aumentata e che fa ricorso a tutte le diavolerie disponibili sui moderni dispositivi mobili, come georeferenziazione, geotagging delle foto, connettività con le principali social network e via discorrendo, in cui si immagina che parallelamente al mondo reale esista un mondo fatto da connessioni, forze e reti create e gestite da due fazioni in lotta tra loro per il predominio territoriale: queste reti si appoggiano al mondo reale, appunto, grazie alle potenzialità dei dispositivi mobili creando un gioco affascinante e coinvolgente e i punti di contatto sono punti di interesse che esistono essenzialmente in Google con tutte le sue espansioni (Panoramio, ad esempio): in effetti si tratta di un gioco da cui è difficile staccarsi, se solo non si fosse obbligati a *spostarsi* fisicamente per giocare.
Tutta questa pippa iniziale per dire cosa? Che sto leggendo un libro, intitolato “I re di Roma” di Lirio Abbate e Marco Lillo (editore Chiarelettere) e dedicato all’indagine relativa a “Mafia Capitale”. Per riassumere un po’ la vicenda: nel 2012 su L’Espresso esce un editoriale in cui si parla di come la città di Roma sia ampiamente controllata da un’organizzazione malavitosa piuttosto articolata e complessa che ricorda molto l’organizzazione mafiosa. L’editoria precorre molto i tempi raccogliendo voci che chiunque, per strada, conosce anche solo per uno dei tentacoli più periferici (le assunzioni massicce nelle municipalizzate, ad esempio); solo nel dicembre 2014 esplode lo scandalo di “Mafia Capitale” le cui indagini coinvolgono amministratori di aziende e cooperative, politici di alto livello (uno per tutti, l’ex-sindaco di Roma Gianni Alemanno) e criminali di vecchia data, come l’ex-NAR e affiliato alla Banda della Magliana Massimo Carminati. Il velo che viene scoperto mostra lo squallore di una città collusa in tutti i suoi livelli di amministrazione e di gestione con criminali e gente di malaffare di ogni risma. E come dice il proverbio, il pesce puzza dalla testa: se la capitale è ridotta così, il paese non può certo essere in condizioni molto migliori.
Il libro sopra citato va un po’ più a fondo, illustrando legami tra esponenti della società civile e politica con questa organizzazione criminale, con legami trasversali a tutti i partiti politici, senza eccezioni; descrive meccanismi corruttivi e dà ampio spazio a trascrizioni di intercettazioni sufficientemente esaustive di quello che è il panorama, in questa vicenda.
E qui viene il legame col gioco citato all’inizio di questa storia: leggendo il libro e vivendo a Roma per lavoro, si ha quasi l’impressione di vivere in una città su cui alla vita reale si sovrappone una realtà parallela in cui criminali e gente di malaffare ti passano vicino senza che ci si accorga di nulla: nel libro vengono citati bar, ristoranti e posti di Roma dove ognuno di noi potrebbe essere passato migliaia di volte, magari proprio quando si stavano svolgendo riunioni tra criminali. E’ come se esistesse una realtà (malamente) aumentata, dove al mondo in cui la maggior parte delle persone vive e soffre per andare avanti viene sovrapposto un altro mondo che vive con altre regole e purtroppo si incontra col primo non nei punti di interesse di Ingress (per lo più monumenti o chiese) ma sotto forma di scene del crimine, con morti ammazzati e rapine. E sapere che si passa vicino a questi “portali” tra i due mondi, in cui il piombo è però nella parte di mondo che si vive, non è per niente bello.

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